1 giugno 2001 oliopepesale.com
Sono gli elementi aggiunti alla produzione alimentare per modificarne il gusto, la consistenza, prevenirne alterazioni ed altri motivi. Scopriamo cosa si nasconde dietro a queste sigle e quali sono permessi.
Tutti abbiamo letto sull’etichetta di un prodotto una frase del tipo: "contiene E124 e E334", probabilmente con un sentimento di dubbio o diffidenza. Stiamo parlando degli additivi, le sostanze che vengono aggiunte nella lavorazione degli alimenti non per il loro eventuale contenuto nutritivo, ma al fine di conservare le caratteristiche chimiche o fisiche dell’alimento ovvero evitare la sua alterazione o infine per modificarne il sapore, l’odore, l’aspetto o la consistenza. Più precisamente, ne esistono otto categorie:
Nel corso degli anni sono stati individuati fenomeni di allergia ed intolleranza individuale che hanno portato ad ulteriori classificazioni e all’eliminazione di alcuni additivi dalle liste dei prodotti ammessi. Negli Stati Uniti si identificano additivi "sicuri", "non tossici", "da usare con cautela", "da escludere per molti soggetti", e "da eliminare".
Dal 1989 l’Unione Europea ha stabilito che possono essere utilizzati solo gli additivi definiti in apposite liste e secondo modalità stabilite. La normativa italiana ha recepito queste prescrizioni, indicando anche gli alimenti che non possono in alcun caso contenere additivi, e che sono la carne (non insaccata), miele, oli e grassi animali e vegetali, burro, panna e latte, yogurt, acqua minerale naturale, caffè, tè in foglia, paste alimentari secche.